lunedì 23 gennaio 2012

La nuova frontiera dello sviluppo economico: il Gran Rift africano, un possibile scenario per i prossimi cinquant'anni.

A cura di Francesco Della Lunga (fonte Sole 24 Ore)
Che cosa si dovrebbe fare quando un paese è fermo da un punto di vista economico oppure, per dirla con le parole sempre più in voga, è a “crescita zero”? Tutti i manuali di economia ci risponderebbero dicendo che bisogna fare le valige ed andare dove lo sviluppo è ancora in divenire. Più facile a dirsi che a farsi, eppure non c’è dubbio che lo sviluppo ed il rilancio dell’Europa passi inevitabilmente da scelte coraggiose che imporranno soprattutto la necessità di cercare altrove nuovi mercati dove collocare le merci e servizi. Interessante è lo studio che riporta oggi il Sole 24 Ore, studio di Hsbc dal titolo “Il mondo nel 2050: dai top 30 ai top 100”. Lo studio si avventura in una prospettiva di crescita che, lungi dall’essere certa, ipotizza la crescita tumultuosa di alcuni gruppi di paesi che oggi sono il fanalino di coda delle statistiche sulla ricchezza prodotta. L’analisi sulla crescita delle economie nazionali sfocia in tre grandi gruppi di paesi: quelli che sosterranno una crescita impetuosa, quelli che avranno una crescita significativa, quelli che non cresceranno per nulla. L’Europa purtroppo appartiene ancora all’ultimo gruppo. Pare che le nostre economie dovranno accontentarsi di un declino lento ed inesorabile nello scenario economico mondiale. Fra i paesi che rientreranno invece nel primo gruppo ce ne sono alcuni che appartengono ad un’area che RI tiene sotto osservazione da quando abbiamo iniziato a proporre i nostri temi. Ed è quella dell’Africa Orientale. Lo studio sostiene che i principali paesi che fanno parte del Gran Rift africano, per intendersi, da nord a sud, Etiopia, Kenia, Uganda, Tanzania, godranno di una crescita rapida o tumultuosa. Alcuni di questi paesi sono quelli che già avevamo segnalato come in crescita costante del PIL negli ultimi dieci anni. Le ragioni di questa crescita? Paiono essere molteplici. A dispetto infatti di una certa instabilità politica che circonda questi quattro paesi (per l’Etiopia ad esempio, a nord vi sono elementi di instabilità dovuti alle tensioni fra l’Eritrea da un lato e dal processo di consolidamento del Sud Sudan, recentemente costituitosi indipendente, ad est ed a sud la situazione somala; per il Kenia a nord est la Somalia rappresenta il principale elemento di instabilità, ad ovest si segnalano elementi di tensione generati da alcuni gruppi di ex militari e di etnie che si sono scontrate negli anni passato nella regione dei Grandi Laghi e nella RDC; l’Uganda e la Tanzania risentono anch’essi di queste dinamiche e di alcuni gruppi fondamentalisti che mirano alla destabilizzazione dell’area), vi sono pochi dubbi per gli osservatori che i destinatari della crescita del PIL saranno proprio loro perché questi paesi sono, da un punto di vista interno, relativamente stabili. Dovrebbero giocare a favore anche la transizione verso regimi democratici, la demografia, il reddito pro capite, l’istruzione, l’apertura al libero scambio. La presenza cinese ha contribuito fortemente alla crescita delle attività economiche e soprattutto ha generato lo sviluppo di un piano di infrastrutture che appare rilevante. Si va dalle strade alle reti telefoniche. Se questi quattro paesi dovessero consolidare la loro stabilità interna si potrebbero aprire degli scenari interessanti perché alcuni di questi (ad esempio l’Etiopia) necessitano di quasi tutto quanto oggi si trova in una moderna economia occidentale. Soprattutto l’uso di beni essenziali e di prima necessità come l’acqua, lo sviluppo delle reti stradali come primo elemento per uno sviluppo del territorio, lo sviluppo urbano. Nella speranza che questo possa davvero partire e che possa avvenire anche in una cornice minima di sostenibilità, preservando uno scenario naturale ancora oggi unico al mondo.
Appendice: analisi HSBC – il mondo a tre velocità:
- Crescita rapida(26): Cina, India, Filippine, Egitto, Malesia, Perù, Bangladesh, Algeria, Ucraina, Vietnam, Uzbekistan, Tanzania, Kazakistan, Equador, Etiopia, Sri Lanka, Azerbaijan, Kenya, Bolivia, Giordania, Uganda, Ghana, Paraguay, Turkmenistan, Honduras, Serbia;
- In crescita(43): Brasile, Messico, Turchia, Russia, Indonesia, Argentina, Arabia Saudita, Thailandia, Iran, Colombia, Pakistan, Cile, Venezuela, Nigeria, Romania, Rep. Ceca, Ungheria, Kuwait, Marocco, Libia, Nuova Zelanda, Rep. Dominicana, Siria, Tunisia, Libano, Slovacchia, Oman, Angola, Costa Rica, Bielorussia, Iraq, Panama, Croazia, El Salvador, Camerun, Bulgaria, Bahrain, Lituania, Bosnia Erzegovina, Lettonia, Yemen, Cipro;
- Stabili(31): USA, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Canada, Italia, Corea del Sud, Spagna, Australia, Olanda, Polonia, Svizzera, Sud Africa, Austria, Svezia, Belgio, Singapore, Grecia, Israele, Irlanda, Emirati Arabi Uniti, Norvegia, Portogallo, Finlandia, Danimarca, Cuba, Qatar, Uruguay, Lussemburgo, Slovenia.
Francesco Della Lunga

Nessun commento: